Come siamo arrivati sin qui? Breve riflessione sulla crisi di governo

Lug 22, 2022 | Punti di Vista

Al momento dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del DL Aiuti lo scorso mese di maggio il MoVimento 5 Stelle non partecipò al voto, manifestando un evidente disagio.
In quel decreto non solo non vi erano misure sufficienti di contrasto al caro-prezzi ed al caro-energia, non vi era neppure la tanto attesa soluzione per sbloccare le cessioni dei crediti relativi al Superbonus 110 che sta portando al lastrico migliaia di imprese, tutto questo non vi era ma veniva inserita, del tutto fuori contesto, la norma per autorizzare la realizzazione di un inceneritore a Roma. Il Governo, quel Governo nato avendo come faro e missione la transizione ecologica tanto da istituire il relativo Ministero, improvvisamente, rinnegando se stesso, affermava che il problema dei rifiuti si risolve con la costruzione di impianti ritenuti ormai universalmente obsoleti. La delegazione del MoVimento 5 Stelle, dopo aver proposto riformulazioni per circoscrivere la portata della norma, dopo aver proposto di stralciare la norma e veicolarla con un diverso autonomo decreto, subendo il netto rifiuto innanzi ad ogni soluzione alternativa, era costretta a non partecipare al voto.

Ebbene, era quello il SEGNALE POLITICO DA NON IGNORARE!

Per la prima volta i ministri del MoVimento non votavano un decreto-legge. Si andava evidentemente ad urtare una sensibilità profonda del MoVimento, uno dei suoi valori fondanti. Ripeto: era quello il segnale politico da non ignorare!
Non è stato il NON voto del 14 luglio in Senato il segnale politico da non poter ignorare, il NON voto del 14 luglio è stata la naturale conseguenza della posizione già palesata quasi due mesi prima in Consiglio dei Ministri e poi alla Camera, quel NON voto è stato la naturale conseguenza del perdurante rifiuto di venirci incontro durante l’esame del decreto nelle Commissioni alla Camera.

Sarebbe bastato molto poco per disinnescare un possibile incidente di percorso. Sarebbe bastato accogliere una delle nostre proposte emendative. Sarebbe bastato, in ultima analisi, non porre la fiducia il 14 luglio al Senato. E lo abbiamo spiegato come meglio non si poteva che il dissenso riguardava il provvedimento e non doveva interpretarsi come una sfiducia al Governo. Tanto è vero che non abbiamo ritirato i nostri Ministri.
Draghi non aveva alcuna ragione per rassegnare le dimissioni al Presidente Mattarella, il 14 luglio ha incassato una solida e ampia maggioranza. Eppure ha scelto di salire al Colle. D’altronde, “i distinguo” tra le forze politiche erano già capitati: in occasione dell’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario, una riforma strutturale, qualificante del sistema democratico stesso, collegata al PNRR, Italia Viva palesò subito la sua posizione di astensione, eppure non volò una mosca ed il Governo però non si sognò di porre la fiducia, consentendo così di separare al Senato il voto sul provvedimento dal voto sulla fiducia, evitando di mettere in difficoltà Renzi. Si direbbe: “due pesi e due misure”.
Prima ancora la Lega si astenne alla Camera sul decreto Green Pass, dimostrando di non condividere la politica del Governo relativa alla gestione della pandemia e della campagna vaccinale ovvero bocciando le azioni e le scelte per affrontare le quali il Governo Draghi è nato. Eppure anche in quell’occasione nessuna conseguenza. Ripeto: “due pesi e due misure”!
Per non parlare della riforma fiscale tenuta in ostaggio per mesi dal centrodestra per la norma sul catasto. Sì, Draghi si è spazientito parecchio, lo ha pure detto nel suo discorso ma anche in quel caso si lavorò alacremente per evitare lo strappo. E si evitò. Ribadisco: “due pesi e due misure”!

La verità è che il Movimento 5 stelle in questa maggioranza non poteva neppure osare alzare un sopracciglio che veniva accusato di voler destabilizzare il sistema Paese e mandare tutto all’aria.

La verità è che il MoVimento 5 stelle ha dovuto, con grande generosità, ingoiare tanti rospi, ha dovuto mediare, negoziare, accettare compromessi, ma con la sensazione che non bastasse mai, con la orribile sensazione che si sarebbe giocato sempre al rialzo. E lo abbiamo fatto solo per i cittadini, solo fintantochè siamo stati messi comunque nelle condizioni di portare ad un tavolo le istanze dei cittadini!

E questo abbiamo fatto anche quando abbiamo presentato i 9 punti per l’agenda sociale, trattati da Draghi con evidente aria di sufficienza e superficialità. E’ vero, il Governo Draghi, presentato come Governo di unità nazionale senza alcuna formula politica, è nato chiedendo sacrifici a tutti i partiti; peccato che si sia trasformato, nel tempo, in un Governo che chiedeva umiliazione – e non sacrifici – ad
un solo partito: il MoVimento 5 Stelle! Continuamente pungolato da provocazioni e attacchi e noi a lavorare sempre a testa bassa per il bene del Paese.

Ma come si può pretendere che una forza politica contribuisca addirittura a smantellare misure in cui crede, per la realizzazione delle quali è stata eletta dai cittadini e che ha costruito con fatica. Come si può pretendere!

Non erano queste, peraltro, le regole di ingaggio del febbraio 2021, anzi!
Il reddito di cittadinanza, piaccia o non piaccia, era nel nostro programma elettorale del 2018; i cittadini ci hanno mandato in Parlamento per realizzarlo e noi abbiamo rispettato quell’impegno. Ed è una misura che funziona visto che ha salvato dalla povertà un milione di famiglie.

Lo dicono l’ISTAT e l’INPS, non lo diciamo noi!
Come pure il Superbonus ha dato slancio all’economia, il PIL lo scorso anno è cresciuto grazie a questa misura e non per l’avvento miracoloso di Mario Draghi, e finchè non si sono cambiate le regole in corsa, introducendo limitazioni alla cessione dei crediti, la misura ha funzionato.

Lo dice uno studio di Nomisma, non lo diciamo noi!
Non possiamo accettare che queste misure, che fuori dall’Italia sono peraltro guardate con favore, nel nostro Paese siano disprezzate solo per mettere in difficoltà noi che le abbiamo volute!
Disprezzo…parola forte sì, che non si addice ad un contesto istituzionale, ma è proprio disprezzo ciò che è trapelato nelle parole di Draghi in sede di repliche. Ed ostilità nei nostri confronti è quella manifestata da tutto il centrodestra che ieri ha finalmente ammesso in modo trasparente di non volerci dentro il Governo. Impossibile continuare a lavorare in queste condizioni.

Abbiamo tolto il disturbo, sì, come volevano quasi tutti i partiti della maggioranza e credo pure Draghi…peccato che, nonostante questo, Lega e, davvero a sorpresa, Forza Italia, attratti dalle sirene delle elezioni anticipate, abbiano deciso comunque di sfilarsi non dando la fiducia al Governo Draghi.
Se mettete bene in fila gli eventi, i responsabili di questa crisi li trovate altrove. E se mettete in fila gli insulti che abbiamo preso per 17 mesi, che hanno trovato il loro apice nell’ultimo mese da parte di chi oggi sputa nel piatto dove ha mangiato sino a ieri, vi rendete conto che solo noi siamo vissuti come un corpo estraneo, come un ostacolo al sistema, solo noi siamo portatori di istanze di giustizia sociale scomode isolate, come il salario minimo legale…Ma questa è una medaglia perché è la prova che il MoVimento 5 Stelle non ha perso la sua identità e non ha smarrito la via.

Sarete voi cittadini, e solo voi, adesso a giudicare il nostro operato.

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