Il problema rilevato
Dalla lettura di alcuni articoli di giornale emergerebbe che alcune aziende presumibilmente «poco pulite» – in attesa di essere esaminate per il rilascio dell’autorizzazione all’iscrizione nelle white list – riuscirebbero ad aggiudicarsi numerosi appalti pubblici grazie alla semplice richiesta di iscrizione alla «white list», senza aver mai ottenuto una certificazione e un’informazione antimafia liberatoria. Da qui il paradosso per cui, da una parte, si avrebbero aziende che, ottenuta l’autorizzazione all’iscrizione, sono tenute a dimostrare, annualmente, i requisiti per mantenere l’iscrizione nell’elenco, e dall’altra, aziende che essendo «in attesa di iscrizione» non sono tenute a dimostrare alcunché.
Tutto ciò sembrerebbe permesso dalla normativa attuale la quale stabilisce che:a)come precisato dalla circolare del 23 marzo 2016 del Ministero dell’interno, un’impresa che abbia presentato domanda di iscrizione nelle white list, ma non l’abbia ancora conseguita, maturati i termini previsti dall’articolo 92, commi 2 e 3, del codice antimafia, può concludere il contratto con la stazione appaltante (anche in assenza dell’informazione antimafia liberatoria e dell’effettiva iscrizione nelle white list); b) ai sensi dell’articolo 94, comma 2, del codice antimafia, in caso di successivo diniego dell’iscrizione, le stazioni appaltanti revocano le autorizzazioni e le concessioni o recedono dai contratti con conseguenti ricadute negative sull’iter di completamento delle opere appaltate e sul tessuto economico-sociale coinvolto dalle opere.
Mi è parso così evidente come la normativa antimafia presenti delle lacune che rischiano, nella pratica, di annullare la ragione dell’istituzione di siffatti elenchi, ossia quella di rendere più efficaci i controlli antimafia. Queste criticità normative comporterebbero tra l’altro l’effetto, da un lato, di favorire delle aziende irregolari in attesa di essere esaminate e, dall’altro, di danneggiare quelle ufficialmente pulite con conseguente distorsione della concorrenza.
Come sono intervenuta
A seguito del problema rilevato, ho provveduto in data 03/12/2019 a presentare una interrogazione parlamentare a risposta scritta per chiedere al Ministro dell’Interno di adottare i provvedimenti utili e opportuni per porre rimedio a queste criticità normative in materia di white list che rischiano, da un lato, di mettere in pericolo l’attività di prevenzione e di contrasto alle mafie, specie nei settori a rischio come quello degli appalti pubblici, e dall’altro, di ostacolare l’esercizio della libertà di iniziativa economica degli operatori onesti.
Potete leggere l’interrogazione parlamentare cliccando qui:
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/04238&ramo=CAMERA&leg=18